Biglietti

Intero: € 22

Ridotto: € 18

Informazioni

Tel: 02.35005575

NEL TEMPO CHE CI RESTA “Elegia per Falcone e Borsellino”
Venerdì 29 novembre, ore 21

Testo e regia César Brie
con Marco Colombo Bolla, César Brie, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti, Donato Nubile
Produzione Campo Teatrale, Teatro dell’Elfo

 

Un cantiere abbandonato a Villagrazia, il luogo dal quale partì Paolo Borsellino per andare incontro alla morte. In questo cantiere un uomo fa rotolare per terra delle arance. Tra le lamiere appaiono 4 figure che il profumo delle arance ha tolto dalle ombre. Si chiedono dove sono, qual é la terra in cui si trovano. Si riconoscono. Sono le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto. L’uomo che ha lanciato le arance si presenta. É Tommaso Buscetta, il pentito di mafia. Le anime delle due coppie e del pentito, si raccontano in questo cantiere abbandonato.

I personaggi di quest’opera sono cinque e sono tutti morti.
Agnese la moglie di Paolo è stata l’ultima ad andarsene. Per vent’anni aveva cercato inutilmente la verità. Prima di lei se n’era andato il pentito che aveva fornito le chiavi a Giovanni e Paolo per capire la mafia dall’interno. Dieci anni prima della sua uscita di scena, nell’arco di due mesi, in quella sciagurata estate del 92, erano stati uccisi Giovanni e Francesca e poi Paolo.

Si ritrovano da morti, in un cantiere abbandonato, tra resti di macerie e lo sfondo del mare, per raccontarsi e raccontarci cosa è successo prima e cosa è accaduto dopo. I morti non serbano rancore, ricordano con precisione, intrecciano fatti, accadimenti, segnali, indizi. Avevano visto e previsto tutto, anche la cattiveria e il tradimento. La lotta alla mafia, le vittime, i tradimenti, i pensieri, le vicende personali e pubbliche, la trattativa, l’isolamento, le menzogne, il senso di dovere e l’amore si intrecciano in questa ricostruzione di ciò che è accaduto e di ciò che continuerà ad accadere. Così i morti ricompongono la mappa devastata di un paese che amavano ma che non accettavano e proprio perché lo amavano e non lo accettavano, cercavano di cambiarlo.

Ed è l’amore che viene fuori da questa scena, malconcio, pieno di polvere e detriti.

“Ogni menzogna cadrà per il suo proprio peso,
e rimarrà soltanto ciò che l’amore
toccò con la sua lingua”
César Brie

Lo spettacolo è frutto di una ricerca di più di due anni sulle figure di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Tommaso Buscetta. Dalle loro biografie emerge la storia della mafia siciliana dal dopoguerra fino agli anni ’90 e la denuncia dell’intreccio tra criminalità organizzata, affari, politica, servizi segreti deviati. Allontanandosi dall’idea di creare un documentario teatrale, lo spettacolo si presenta piuttosto come un’elegia, un atto d’amore e di gratitudine nei confronti di chi ha dedicato e oggi continua a dedicare la sua vita alla collettività e a una concreta testimonianza di coerenza, etica e giustizia. Il racconto della tragedia che ha segnato le vite dei due magistrati e delle loro famiglie non dimentica, nello spettacolo, i momenti di luce, di gioia, di ironia: l’amore di Giovanni e Francesca, di Paolo ed Agnese; gli scherzi tra i due amici; la serenità della loro infanzia.

“Abbiamo fatto una lunga ricerca iniziata durante un seminario. Cercavamo immagini su alcuni temi quali: tradimento, inganno, omertà, mafia, giustizia, ecc. Nei seminari non parlavamo direttamente dell’argomento mafia. Volevamo agire in modo libero senza immergerci subito negli stereotipi e nei cliché che accompagnano l’immaginario legato alla mafia. Il lavoro di ricerca è proseguito con un gruppo più ristretto: cinque attori e alcuni aiutanti, lavorando sempre alla creazione di immagini e investigando sugli oggetti. Lamiere, panche, grandi pezzi di legno, corde elastiche, arance, camice, cravatte, bidoni vuoti, dei tanti, questi gli oggetti rimasti per il montaggio delle scene. Abbiamo lavorato anche su proiezioni di diverso genere, su diversi materiali e in diversi momenti. Abbiamo scartato la maggior parte del materiale prodotto. Nel frattempo abbiamo studiato la storia di Falcone, Borsellino e Buscetta, la storia del depistaggio, la storia della mafia e abbiamo ridotto il campo alle cose che ci sembravano essenziali. Abbiamo letto e guardato testimonianze video fino a bruciarci gli occhi. Poi abbiamo scritto il testo, operazione difficile poiché non potevamo inventare fatti e dovevamo allo stesso tempo trovare un linguaggio che illuminasse questa storia da un angolo diverso. Il nostro scopo non è fare un documento ma costruire un fatto artistico dove verità, poesia, rigore e indagine possano unirsi. Questo spettacolo dunque non è la biografia di Falcone e Borsellino ma un omaggio, un monumento a questi due uomini e a questo ex uomo d’onore che li accompagna, li ama, e come noi viene sedotto dalla loro caparbietà, intelligenza, onestà e purezza”.

Cèsar Brie

 

 

LABOLLA BISTROT
Nei giorni di spettacolo è aperto LaBolla Bistrot, per una merenda al pomeriggio o un’apericena dalle 19.30.
Il Bistrot è gestito dalla Cooperativa Sociale Arca di Noè.  

SOTTOCOPERTA
Uno spazio dedicato ai più piccoli nelle notti de LaBolla, mentre i più grandi si godono lo spettacolo.
Il servizio è attivo dalle 20.45 fino a fine spettacolo, per bambini dai 4 ai 13 anni. Costo 8 euro a bambino.
A cura di Stripes cooperativa sociale onlus. Prenotazioni al numero: 3338299876 – labolla.piudiunlab@gmail.com

Foto di Laila Pozzo

 

NEL TEMPO CHE CI RESTA “Elegia per Falcone e Borsellino”
Venerdì 29 novembre, ore 21

Testo e regia César Brie
con Marco Colombo Bolla, César Brie, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti, Donato Nubile
Produzione Campo Teatrale, Teatro dell’Elfo

 

Un cantiere abbandonato a Villagrazia, il luogo dal quale partì Paolo Borsellino per andare incontro alla morte. In questo cantiere un uomo fa rotolare per terra delle arance. Tra le lamiere appaiono 4 figure che il profumo delle arance ha tolto dalle ombre. Si chiedono dove sono, qual é la terra in cui si trovano. Si riconoscono. Sono le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto. L’uomo che ha lanciato le arance si presenta. É Tommaso Buscetta, il pentito di mafia. Le anime delle due coppie e del pentito, si raccontano in questo cantiere abbandonato.

I personaggi di quest’opera sono cinque e sono tutti morti.
Agnese la moglie di Paolo è stata l’ultima ad andarsene. Per vent’anni aveva cercato inutilmente la verità. Prima di lei se n’era andato il pentito che aveva fornito le chiavi a Giovanni e Paolo per capire la mafia dall’interno. Dieci anni prima della sua uscita di scena, nell’arco di due mesi, in quella sciagurata estate del 92, erano stati uccisi Giovanni e Francesca e poi Paolo.

Si ritrovano da morti, in un cantiere abbandonato, tra resti di macerie e lo sfondo del mare, per raccontarsi e raccontarci cosa è successo prima e cosa è accaduto dopo. I morti non serbano rancore, ricordano con precisione, intrecciano fatti, accadimenti, segnali, indizi. Avevano visto e previsto tutto, anche la cattiveria e il tradimento. La lotta alla mafia, le vittime, i tradimenti, i pensieri, le vicende personali e pubbliche, la trattativa, l’isolamento, le menzogne, il senso di dovere e l’amore si intrecciano in questa ricostruzione di ciò che è accaduto e di ciò che continuerà ad accadere. Così i morti ricompongono la mappa devastata di un paese che amavano ma che non accettavano e proprio perché lo amavano e non lo accettavano, cercavano di cambiarlo.

Ed è l’amore che viene fuori da questa scena, malconcio, pieno di polvere e detriti.

“Ogni menzogna cadrà per il suo proprio peso,
e rimarrà soltanto ciò che l’amore
toccò con la sua lingua”
César Brie

Lo spettacolo è frutto di una ricerca di più di due anni sulle figure di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Tommaso Buscetta. Dalle loro biografie emerge la storia della mafia siciliana dal dopoguerra fino agli anni ’90 e la denuncia dell’intreccio tra criminalità organizzata, affari, politica, servizi segreti deviati. Allontanandosi dall’idea di creare un documentario teatrale, lo spettacolo si presenta piuttosto come un’elegia, un atto d’amore e di gratitudine nei confronti di chi ha dedicato e oggi continua a dedicare la sua vita alla collettività e a una concreta testimonianza di coerenza, etica e giustizia. Il racconto della tragedia che ha segnato le vite dei due magistrati e delle loro famiglie non dimentica, nello spettacolo, i momenti di luce, di gioia, di ironia: l’amore di Giovanni e Francesca, di Paolo ed Agnese; gli scherzi tra i due amici; la serenità della loro infanzia.

“Abbiamo fatto una lunga ricerca iniziata durante un seminario. Cercavamo immagini su alcuni temi quali: tradimento, inganno, omertà, mafia, giustizia, ecc. Nei seminari non parlavamo direttamente dell’argomento mafia. Volevamo agire in modo libero senza immergerci subito negli stereotipi e nei cliché che accompagnano l’immaginario legato alla mafia. Il lavoro di ricerca è proseguito con un gruppo più ristretto: cinque attori e alcuni aiutanti, lavorando sempre alla creazione di immagini e investigando sugli oggetti. Lamiere, panche, grandi pezzi di legno, corde elastiche, arance, camice, cravatte, bidoni vuoti, dei tanti, questi gli oggetti rimasti per il montaggio delle scene. Abbiamo lavorato anche su proiezioni di diverso genere, su diversi materiali e in diversi momenti. Abbiamo scartato la maggior parte del materiale prodotto. Nel frattempo abbiamo studiato la storia di Falcone, Borsellino e Buscetta, la storia del depistaggio, la storia della mafia e abbiamo ridotto il campo alle cose che ci sembravano essenziali. Abbiamo letto e guardato testimonianze video fino a bruciarci gli occhi. Poi abbiamo scritto il testo, operazione difficile poiché non potevamo inventare fatti e dovevamo allo stesso tempo trovare un linguaggio che illuminasse questa storia da un angolo diverso. Il nostro scopo non è fare un documento ma costruire un fatto artistico dove verità, poesia, rigore e indagine possano unirsi. Questo spettacolo dunque non è la biografia di Falcone e Borsellino ma un omaggio, un monumento a questi due uomini e a questo ex uomo d’onore che li accompagna, li ama, e come noi viene sedotto dalla loro caparbietà, intelligenza, onestà e purezza”.

Cèsar Brie

 

 

LABOLLA BISTROT
Nei giorni di spettacolo è aperto LaBolla Bistrot, per una merenda al pomeriggio o un’apericena dalle 19.30.
Il Bistrot è gestito dalla Cooperativa Sociale Arca di Noè.  

SOTTOCOPERTA
Uno spazio dedicato ai più piccoli nelle notti de LaBolla, mentre i più grandi si godono lo spettacolo.
Il servizio è attivo dalle 20.45 fino a fine spettacolo, per bambini dai 4 ai 13 anni. Costo 8 euro a bambino.
A cura di Stripes cooperativa sociale onlus. Prenotazioni al numero: 3338299876 – labolla.piudiunlab@gmail.com

Foto di Laila Pozzo

 

Biglietti

Intero: € 22

Ridotto: € 18

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Tel: 02.35005575